venerdì 24 ottobre 2008

Zlatan Ibrahimovic

L'articolo è stato scritto subito dopo il gol di Ibra al Bologna, ma solo ora ho avuto modo di pubblicarlo sul blog (è online su RecontraGolazo.com dal 14 ottobre).

TACCO – «Mancini mi ha detto che il mio gol era quasi bello come quelli che faceva lui… Ma non è vero, i miei sono più belli!», scherzava Ibra dopo il gran gol segnato al CSKA Mosca il 7 novembre di un anno fa. Tesi dimostrata sabato scorso, quando, emulo del suo ex allenatore, che il 17 gennaio del 1999 zittì il Tardini alla stessa maniera, si è inventato un colpo di tacco volante in stile tae-kwon-do (arte marziale praticata in gioventù) che ha lasciato a bocca aperta San Siro. «Crea movimenti che non esistono nel mondo reale: sono improvvisazioni jazz», le parole usate da Björn Ranelid, celebre scrittore scandinavo, per definirne l’eleganza delle giocate, affinate durante l’infanzia, trascorsa nel ghetto di Rosengård.

ROSENGÅRD – Rosengård (che si pronuncia «Rùsengord») è un ghetto situato nella periferia meridionale di Malmö, costruito tra il 1960 e il 1970 all’interno del Miljonprogrammet (“Programma del milione”) dal governo svedese. È qui che Sefik Ibrahimovic, Korakhanè di Bijeljina al tempo operaio in un cantiere navale e ora ispettore di polizia, e sua moglie Jurka, croata cattolica di Zadar tutt’ora donna delle pulizie, cercano un futuro migliore per sé ed i propri quattro figli: Sapko (30-4-1973), Sanela (18-7-1979), Zlatan (3-10-1981) e Alexander (10-7-1986), più le figliastre Monika e Violetta. I sei Ibrahimovic trovano alloggio al sesto piano in Cronmans vag, dove però il piccolo Zlatan trascorre ben poco tempo: da quando, a 5 anni, riceve in regalo le prime scarpette da calcio (rosse, prese in saldo da Skopunkten) passa le proprie giornate a prendere a calci un pallone in mezzo alla strada assieme agli amici d’infanzia Goran e Gagge – macedone il primo, bulgaro «che toccava la palla come un brasiliano» e con cui Ibra ha giocato anche nelle giovanili del Malmö il secondo – o a qualche altro ragazzino cresciuto nel sobborgo di Malmö: «Ci si conosceva e aiutava tutti, e giocavamo ogni giorno: venivano anche da altri parchi lì intorno e ciascuno portava una cosa nuova, vista in tv o inventata. Un colpo, un tiro particolare, una finta». A otto anni Zlatan inizia a giocare nel Mabi, in cui resta per soli due anni: Hasib Klicic, ex calciatore originario di Bosanski Novi (Bosnia), lo vede giocare e resta ammaliato («Mi bastò un’occhiata per capire che era un fenomeno»). Immediatamente si concretizza il passaggio al Balkan, società satellite del Malmö di cui Klicic è allenatore, nella quale Zlatan gioca per tre anni. È con la maglia giallonera che realizza la prima impresa: contro il Vellinge il già allora perticone svedese (ora è 1,92) è costretto alla panchina per via del suo pessimo carattere che lo porta spesso a litigare con compagni, dirigenti, allenatori e persino giornalisti (una volta un reporter inglese gli chiese perché avesse dei graffi in faccia, «chiedi a tua moglie» la risposta). Dicevamo della partita contro il Vellinge: sul 4-0 per gli avversari l’allenatore decide finalmente di far entrare in campo Ibra, che in 45 minuti ribalta il risultato segnando 8 gol. Gli avversari protestano: quel ragazzo è troppo grosso e bravo con il pallone per avere 12 anni, limite massimo della categoria. Si sbagliano, visto che Ibra ne ha due in meno, come dice il certificato di nascita. «Aveva un approccio selvaggio alla partita – ricorda Klicic – e con la palla tra i piedi tentava di fare di tutto: dribbling, finte, colpi ad effetto. In campo giocava come fosse da solo, non si fidava di compagni che percepiva nettamente inferiori a livello tecnico, ma non si poteva rimproverarlo troppo perché uno-due gol a partita li segnava sempre»: sono questi gol a farlo notare al Malmö, che se ne “impossessa” nel 1994, senza scucire neppure una corona al Balkan. Ibra, comunque, continua per la propria strada: ha deciso di diventare un calciatore professionista, ma un tale di nome Tony Flygare rischia di privare il mondo pallonaio della classe di Ibra: il giovane Zlatan, oscurato dalle caterve di gol segnate dal suo amico e compagno di squadra Flygare, vorrebbe lasciare la squadra. A dissuaderlo dalla folle idea è Johnny Gyllensjo, oggi ispettore presso il Dipartimento Anticrimine della polizia di Malmö, all’epoca allenatore di Ibra, che convince Zlatan a continuare a giocare a pallone «perché lui era uno dei pochi che aveva il dono della qualità». Oggi Flygare gioca nelle serie minori svedesi dopo una puntata al Wehen, in Germania, nel 2002-03, Zlatan invece è tra i più grandi al mondo.

PROFESSIONISTA – L’esordio con la prima squadra del Malmö è datato 1999, quando il direttore sportivo degli Himmelsblått (Blu cielo) spinge per vederlo in campo. Nel 1998-99 gioca appena 6 partite, corredate da un gol, che non basta per evitare la retrocessione del Malmö. In Superettan, la seconda divisione svedese, Zlatan si mette in mostra, attirando le attenzioni di Wenger, che gli spedisce una maglia dell’Arsenal con “Zlatan 9” stampato sulla schiena. Lui ringrazia, incornicia la maglia ma rifiuta l’offerta. Gioca altre 8 partite (e segna 3 gol) prima di lasciare il Malmö e soprattutto Malmö, dove nasce, cresce, conosce la sua attuale compagna Helena Seger (che gli ha dato due figli, Maximilian e Vincent) nel 2002 e finisce anche in gattabuia: seguì un tizio nel quartiere a luci rosse e lo fermò fingendo di essere un poliziotto in borghese. Il tizio era un assistente sociale, e Zlatan finì in galera dopo un inseguimento in macchina per sfuggire ai poliziotti veri.

AJAX – Ad Amsterdam lo porta Leo Beenhakker, innamoratosi di Ibrahimovic durante una tournée estiva quando era guida del Real Madrid. Per lui l’Ajax versa 7,8 milioni di euro nelle casse del Malmö, facendo di Ibra il calciatore svedese più pagato di sempre. «Ciao ragazzi, io sono Zlatan, e voi chi cazzo siete?» è la sua frase di presentazione nello spogliatoio ajacide. Alla domanda rispondono un po’ tutti: Grygera e Chivu, che diventano suoi amici; Van der Vaart, che mal sopporta il fatto di avere qualcuno più bravo di lui in squadra e con cui vola anche qualche cazzotto; Mido, che grazie agli assist del fenomeno di Rosengård vive le migliori stagioni della propria carriera. Ed è proprio Mido - con cui condivide la grande passione per le auto (Ibra possiede un Porsche Cayenne Turbo, una Ferrari 360, una BMW X5 e nel 2003 ha guidato una Formula3000 al Pannonian Ring, in Ungheria) – a prendere quello che doveva essere il suo posto di attaccante in Italia. Alla Roma, infatti, lo aveva segnalato il compianto Nils Liedholm, che si sentì rispondere «Ma dove va uno con quel nome da zingaro?» dai Sensi. L’ultima magia con la maglia dell’Ajax è datata 22 agosto 2004, quando ne scarta sei prima di infilare il pallone in rete per quello che sarà il “Gol dell’anno” dell’Eredivisie. È l’ultima partita con l’Ajax, passa alla Juve.

ITALIA – Alla Juve lo vuole Capello, che convince la società a sborsare 19,8 milioni di euro per assicurarsi le prestazioni di quel perticone svedese che al tecnico di Pieris ricorda tanto Van Basten. In Italia Ibra lo conoscono già tutti, e sono in pochi a volergli bene: il colpo di tae-kwon-do che è costato all’Italia la qualificazione ai quarti di finale dell’Europeo brucia ancora, e lui ci tiene a puntualizzare che non è stato un colpo di fortuna: «Per me provare un colpo di tacco è una cosa naturale. Dipende dalle situazioni, certo; ma se posso farlo, perché non farlo? Io non gioco per prendere in giro chi mi sta di fronte; semplicemente, a volte è la soluzione più rapida, più comoda. Prendete quel gol che feci all’Italia, nell’Europeo del 2004; se avessi dovuto fermare la palla, girarmi e tirare, Buffon l’avrebbe parata ed anche facilmente. Così, usando il tacco, ho messo tutte quelle cose in un colpo solo e Buffon non l’ha parato. Mi fa ridere chi ancora oggi dice che quel goal mi era venuto così, per caso, che non l’avevo fatto apposta; sapevo cosa facevo, certo che lo sapevo». Il primo campionato in Italia è strabiliante: 16 gol in 35 partite, peccato però che in Champions le cose non vadano bene: Ibra resta a secco e la Juve va fuori ai quarti con il Liverpool futuro campione. Lo scudetto, almeno sul campo, è juventino, come nella stagione successiva, ma Calciopoli sconvolge il pallone italiano: la Juve si ritrova in B, Ibra va a Milano, sponda Inter e non Milan come si credeva. Moratti paga 25 milioni per averlo, lui alla prima conferenza stampa in nerazzurro dichiara innanzitutto che sente ancora suoi gli scudetti conquistati in bianconero, poi spiazza tutti: «Da piccolo tifavo Inter». All’Inter parte bene, segnando all’esordio con la Fiorentina e mantenendo un gran rendimento per l’intero campionato, che vede l’Inter trionfare senza problemi. La prima stagione interista ricorda da vicino la prima in bianconero: gran campionato, ma in Champions resta a secco. Il 2007-08 inizia alla grandissima per Zlatan, stella assoluta dell’Inter che parte a razzo sia in campionato che in Coppa Campioni. La scriteriata preparazione invernale tenutasi a Dubai e, soprattutto, i problemi fisici di Ibra, contribuiscono al calo della squadra, che, priva del suo campione, vede la Roma avvicinarsi sempre di più. All’ultima giornata l’eroe è lo svedese, che stringe i denti e gioca 40’ minuti sotto il diluvio di Parma, segnando i due gol decisivi per la conquista del sedicesimo scudetto nerazzurro, il secondo targato Ibra. Segue un Europeo giocato a denti stretti, visti i continui fastidi al tendine rotuleo del ginocchio destro, che lo vede comunque andare in rete per due volte: un capolavoro contro la Grecia, un gol inutile contro la Spagna. Dopo un’estate passata a lavorare con Mourinho riparte il campionato. Alla prima giornata in gol contro la Samp, alla terza con il Toro e alla sesta il capolavoro contro il Bologna. Un gol alla Mancini, uno che, guarda caso, aveva iniziato a giocare proprio sotto le due torri.

Antonio Giusto

Fonte: RecontraGolazo

Ecco una video compilation di Zlatan Ibrahimovic:


lunedì 6 ottobre 2008

Serie A: 6ª giornata

Lazio - Lecce 1-1 Download Video Gol: 26′ Tiribocchi, 89′ Inzaghi

Nell’anticipo del sabato la Lazio rallenta la propria corsa a causa del Lecce, vicinissimo al primo successo esterno stagionale. Il copione dell’incontro è quello già visto contro l’Inter: la squadra casalinga fa la partita, il Lecce si difende con ordine e cerca di pungere in contropiede. Ed è proprio in contropiede che arriva il gol di Tiribocchi, bravo a schiacciare in rete un cross dalla destra. La Lazio si getta così all’attacco alla ricerca del gol, ma con scarsi risultati: ci provano tutti, da Pandev a Zarate, da Kolarov a Meghni, ma il gol lo segna Simone Inzaghi, a secco dal 2004, che si avventa su un pallone in area e batte Benussi per l’1-1. Lazio sempre prima, Lecce a quota, la migliore neopromossa vista sin qui.

Inter - Bologna 2-1 Download Video Gol: 25′ Ibrahimovic, 50′ Adriano, 56′ Moras

L’Inter vince tutto sommato con merito, ma forse senza la prodezza della sua stella, sarebbe stata un’altra musica. Con l’audace 4-2-4 proposto da Mourinho l’Inter controlla stabilmente il match, ma dopo 25 minuti il punteggio è ancorato sullo 0-0, e tocca così ad Ibrahimovic inventarsi un gol che resterà nella storia: sul cross dalla sinistra di Adriano il Genio anticipa con un tacco volante Terzi e batte Antonioli per l’1-0. Il gol è «fantasticoso mozzafiatante», per usare le parole di Shin Chan, e consente all’Inter di sbloccare l’incontro. Poi l’Inter si getta all’attacco alla ricerca del 2-0 che chiuderebbe l’incontro, ma non lo trova, come accaduto tante, troppe volte quest’anno. Nella ripresa il 2-0 arriva, con Adriano, che spiazza Antonioli dal dischetto. La partita potrebbe dirsi chiuda, e invece un pasticcio di Cordoba e Zanetti consente a Moras di segnare la sua prima rete in A e, cosa più importante, riaprire il match. Complice l’infortunio di Rivas (che ne avrà per due mesi circa) Cambiasso è costretto ad arretrare in difesa, e il Bologna si getta all’attacco con i neoentrati Marazzina, Coelho e Zenoni. I rossoblù si sbilanciano, e nel finale Ibrahimovic si divora il 3-1 a tu per tu con Antonioli. Inter prima a braccetto con le sorprese Lazio e Udinese, Bologna terzultimo dopo la quinta sconfitta consecutiva.

Atalanta-Sampdoria 4-2 Download Video Gol (7′ p.t. Cassano, 35′ p.t. Floccari, 39′ p.t. Garics; 9′ s.t. rig. Cassano, 32′ s.t. Floccari, 38′ s.t. Doni)

Doppietta di Cassano, ma è Doni-show. Il vantaggio blucerchiato arriva dopo appena 7’, quando Cassano slalomeggia tra i difensori nerazzurri prima di depositare in rete l’1-0. I «Del Neri boys» non si perdono d’animo, e tra il 35’ ed il 40’ ribaltano il risultato: Doni inventa prima per Floccari e poi per Garics con i medesimi risultati, ovvero il pallone in rete. Al 9’ della ripresa c’è il 2-2 di Cassano, che trasforma un dubbio rigore fischiato per fallo di Talamonti su Bonazzoli, ma l’Atalanta reagisce nuovamente con Floccari e Doni, il migliore in campo, cui vanno gli elogi di Del Neri: «Lippi dovrebbe chiamarlo in Nazionale» le parole dell’ex tecnico del Chievo. Atalanta meritatamente seconda, Sampdoria ancora senza vittorie nelle retrovie della classifica per la rabbia di Cassano, che chiedi rinforzi a gennaio.

Cagliari-Milan 0-0 Download Video Gol

Il Cagliari toglie finalmente lo zero dalla casellina dei punti conquistati imponendo un pari al Milan. Rossoneri visibilmente stanchi e, cosa assai grave, apparsi addirittura svogliati, Ronaldinho in primis, capaci sì di mettere paura al Cagliari ma mai davvero vicini al gol. La più importante occasione capita ad Ambrosini, mentre il Cagliari sfiora il gol in diverse occasioni, le più importanti con Fini (4’), Larrivey (20’), Agostini (63’) ed infine Conti (91’). Il Milan vede l’Inter allontanarsi, il Cagliari vede le altre avvicinarsi.

Chievo Verona-Fiorentina 0-2 Download Video Gol (32′ p.t. Kuzmanovic; 29′ s.t. Gilardino)

Dopo oltre un anno il Bentegodi viene violato in Serie A: l’11 febbraio 2007 vinse l’Inter 2-0, 20 mesi dopo la Fiorentina s’impone con identico risultato. La prima rete la firma Kuzmanovic, servito a sorpresa da Montolivo su calcio di punizione dal limite dell’area. I clivensi protestano, ma il gol viene convalidato, facendo innervosire i gialloblù, il cui emblema è Scardina, espulso al 38’ per un’entrataccia ai danni di Semioli. Con il Chievo in dieci per tutto il secondo tempo la Fiorentina capisce che sono tre punti da non buttare via, anche se i due legni di Kuzmanovic e Montolivo fanno pensare il contrario. A chiudere i conti ci pensa il redivivo Gilardino, ancora in gol, stavolta di testa su cross di Vargas dalla sinistra. Fiorentina che sale a quota 10, Chievo a 5, a braccetto col Torino.

Genoa-Napoli 3-2 Download Video Gol (1′ p.t. Lavezzi, 44′ p.t. Papastathopoulos; 7′ s.t. Palladino, 28′ s.t. Milito, 30′ s.t. Denis)

Lo sport del calcio giocato (non certo di quello arbitrato vista la pessima direzione di Dondarini) va in onda a Marassi, dove il Genoa supera il Napoli 3-2 al termine di una partita ricca di emozioni dal primo all’ultimo minuto. Bastano infatti appena 25 secondi ad Ezequiel Lavezzi – nelle mire del Chelsea secondo il Daily Mirror – per portare il Napoli in vantaggio con un gran sinistro che non lascia scampo a Rubinho. La prima frazione è colorata d’azzurro, ma al 44’ Sokratis Papasthatopoulos s’inventa una girata in area degna di Gilardino e fa 1-1. Nella ripresa al Genoa bastano appena 7’ per portarsi in vantaggio con Palladino, che sfrutta l’assist al bacio di Milito, e sarà proprio il Principe a firmare il 3-1 al 73’. Due minuti ed il Napoli si rifà sotto con Denis, che si gira e batte Rubinho con il sinistro per il 3-2. Dopo il rosso per «Papa» il Napoli ci crede, ma il perfetto colpo di testa di Denis viene neutralizzato da Rubinho a tempo scaduto. Per il Genoa terzo successo casalingo in altrettante gare, per il Napoli un’altra sconfitta dopo quella rimediata giovedì al «da Luz» contro il Benfica.

Juventus-Palermo 1-2 Download Video Gol (24′ p.t. Miccoli, 39′ p.t. Del Piero; 36′ s.t. Mchedlidze)

Proviene da Torino il risultato più clamoroso (ma neanche troppo) del sesto turno: il Palermo-rivelazione guidato da Ballardini espugna l’Olimpico dove una Juve che pare aver subito il contraccolpo della Champions non sembra più quella dello scorso anno. I bianconeri sono innanzitutto privi degli affaticati Camoranesi e Nedved, sostituiti dai prodotti «made in Torino» Giovinco e Marchisio, con il secondo che si rivelerà il migliore dei suoi. Il Palermo è invece in scintillanti condizioni di forma, e lo dimostra al 24’, quando Miccoli batte Buffon sugli sviluppi di un calcio di punizione di Liverani. Incassato lo 0-1 la Juventus reagisce senza la voglia necessaria, ma il pari arriva comunque con Del Piero, che fredda Amelia dai 20 metri con la 45ª punizione-gol in carriera. Prima dell’intervallo c’è anche il tempo per la clamorosa ingenuità di Sissoko, che si fa espellere per un interventaccio ai danni di Migliaccio, che gli costa l’espulsione. Nella ripresa la Juve – o per meglio dire Ranieri, dato che la squadra pare accontentarsi del pari – cerca addirittura i tre punti, ma viene infinocchiata dal 18enne georgiano Levan Mchedlidze (uno che farà strada) che infila Buffon per il definitivo 1-2, che significa prima vittoria del Palermo in casa della Juve da 47 anni a questa parte. I rosanero gioiscono per il secondo posto in graduatoria, la Juve deve necessariamente porsi delle domande su questo deludente avvio di stagione.

Reggina-Catania 1-1 Download Video Gol (24′ s.t. Paolucci, 35′ s.t. Costa)

Paolucci è croce e delizia di Walter Zenga: il prodotto del vivaio juventino prima trova un grandissimo gol con un sinistro da fuori che si insacca all’angolino alto alla destra di Campagnolo, poi si fa scioccamente espellere per un evitabilissimo fallo che gli costa la seconda ammonizione appena tre minuti dopo il gol. La Reggina ne approfitta, e con Costa trova un pareggio tutto sommato meritato a 10 minuti dal termine. Il Catania, primo per 10’, saluta la vetta della classifica, la Reggina invece guadagna un punto che fa bene al morale ed alla classifica.

Siena-Roma 1-0 Download Video Gol (46′ p.t. Frick)

Dopo i due successi contro Atalanta e Bordeaux la Roma dà segnali di fragilità, fisica e psicologica, sul campo del Siena, dove già un anno fa aveva lasciato le penne. Stavolta il parziale non è pesante come quello della stagione scorsa, dato che basta il solo Frick (3 gol negli ultimi tre anni ai giallorossi) per consegnare il successo al Siena. Dopo la – meritatissima – rete del vantaggio senese, arrivata in chiusura di prima frazione, la Roma non riesce a riprendersi, anzi nella ripresa vede espulsi Mexes (due clamorose ingenuità le sue) e Panucci. Con due uomini in meno e senza un vero attaccante dato l’infortunio di Vucinic nella rifinitura la Roma si arrende al Siena. Terza sconfitta in altrettante trasferte per la Roma, tre punti d’oro per il Siena che scavalca proprio i giallorossi.

Udinese-Torino 2-0 Download Video Gol (44′ p.t. Quagliarella; 32′ s.t. Quagliarella)

Giornata di festa per l’Udinese: il successo sul Toro fa da corredo alla prima chiamata in Nazionale di Pepe e soprattutto al primato in classifica, che mancava da otto anni. La partita vede iniziare meglio il Toro, costretto a subire l’offensiva friulana quando Sanchez e Pepe suonano la sveglia: alla mezz’ora il pallino del gioco passa in mano all’Udinese, che non lo mollerà più. Al 44’ arriva il gol di Quagliarella che sfrutta un fortunato rimpallo per battere Calderoni, ed è ancora Quagliarella, otto anni al Toro, a firmare il 2-0. L’Udinese si gode la testa della classifica, il Toro inizia a guardarsi indietro, conscio del fatto che anche quest’anno sarà dura salvarsi.

Scritto da Antonio Giusto

Fonte: RecontraGolazo

CLASSIFICA
Inter, Lazio e Udinese 13, Atalanta e Palermo 12, Catania e Napoli 11, Fiorentina e Milan 10, Genoa e Juventus 9, Lecce e Siena 8, Roma 7, Chievo Verona e Torino 5, Sampdoria 4, Bologna 3, Reggina 2, Cagliari 1.

MARCATORI
6 gol: Zarate (Lazio).
5 gol: Miccoli (Palermo), Milito (Genoa)
4 gol: Gilardino (Fiorentina), Pandev (Lazio).