martedì 24 febbraio 2009

The Italian Job - breve analisi



Inter-Manchester United: gli scontri diretti tra i due allenatori danno nettamente ragione a Mourinho, 6 vittorie ad una contro Ferguson in 12 incontri. Queste statistiche, comunque, vanno prese con le pinze: anche Ancelotti era in vantaggio su Mourinho prima del derby, e sappiamo tutti com'è andata a finire.
Passando al campo, giudice inappellabile del confronto, il Manchester dovrà fare a meno di Rafael e Vidic, due titolari della granitica difesa che ha permesso a van der Sar di battere il record d'imbattibilità della Premier League, i quali verranno rimpiazzati rispettivamente dal centrocampista Fletcher – definito «nuovo Beckham» agli esordi, ora più simile all'eternamente infortunato Hargreaves, che si sacrificò nel ruolo di terzino destro in più di un'occasione nella scorsa stagione – e dal jolly O'Shea. L'Inter, dal canto suo, oltre a dover fare a meno dell'infortunato Samuel – colpo durissimo – pare intenzionata a darsi la zappa sui piedi, tenendo in panchina quel fulmine che è Cordoba, l'unico in grado di tenere in uno-contro-uno Ronaldo, almeno sul piano della velocità.
Detto di coloro che non saranno del match, la gara d'andata pare possa decidersi solo grazie alle prodezze di Adriano&Ibra, coppia-gol in grado di scardinare la ferrea difesa dello United, propenso a chiudersi a riccio nella propria metà campo con il solo Cristiano Ronaldo in avanti, versione prima punta, pronto a sfruttare il contropiede. Una riedizione di quanto visto al Camp Nou nella scorsa stagione, insomma. Partita probabilmente non bella, che verrà con tutta probabilità decisa da un calcio da fermo: l'Inter di testa è terrificante, mentre i Red Devils, esclusi i due centrali O'Shea e Ferdinand, lascia alquanto a desiderare.
Al ritorno invece toccherà ai Red Devils fare la partita, soprattutto se il risultato dell'andata dovesse esser loro sfavorevole. Probabile un 4-2-4 con Giggs centrale di centrocampo e Nani, Berbatov, Rooney e Ronaldo tutti insieme alla ricerca dei gol qualificazione.
Lo United è il favorito d'obbligo, visto che l'ultima Champions è nella loro bacheca, ma l'Inter ha fame, tanta fame di Champions.

Arsenal-Roma: i Gunners stanno attraversando un periodo disastroso, propiziato soprattutto dagli infortuni capitati agli uomini chiave, Fabregas ed Adebayor su tutti. Senza il loro metronomo e capitano, Wenger si è trovato costretto ad affidare le chiavi della squadra a Denilson, pupillo suo e di molti altri addetti ai lavori che però al sottoscritto non pare adatto a rimpiazzare il direttore d'orchestra spagnolo. In avanti, poi, il discorso è il medesimo: fuori Adebayor, al suo posto tocca a Nicklas Bendtner, armadio danese che non pare in grado di sostituire degnamente il miglior calciatore africano del 2008. Il resto della squadra, poi, sta faticando in Premier, ed in Champions non pare destinata a far faville.
La Roma, invece, è alle prese con i consueti malanni fisici di Totti, che sarà in campo, ma non al meglio della condizione. Con il capitano dal primo minuto, si sa, è un'altra Roma, decisamente più coraggiosa e più convinta delle proprie capacità. A centrocampo tutta da gustare la sfida tra De Rossi e Diaby, mentre sulla fascia destra Motta dovrà vedersela con quel diavolo di Clichy, che non sarà il massimo in fase difensiva, ma che può sfruttare la sua velocità e l'inesperienza dell'ex udinese per servire graditissimi palloni a Bendtner, che non sarà un asso con i piedi, ma la testa la sa usare.
Per quanto mi riguarda, vedo i giallorossi messi meglio dell'Arsenal, alle prese con una delle peggiori stagioni dell'era Wenger che difficilmente verrà salvata da un lungo percorso in Champions.

Chelsea-Juventus: la Juve, è chiaro a tutti, giocherà col coltello fra i dentrii: i senatori hanno fame di vittoria dopo due anni trascorsi lontano dal miglior salotto d'Europa a sputar sangue tra Frosinone e La Spezia, e i nuovi arrivati – su tutti Tiago e Sissoko – sono smaniosi di dimostrare al calcio inglese, che tanto li ha bistrattati, che loro sono giocatori di prim'ordine. Qualche dubbio lo desta il reparto arretrato bianconero, dove Legrottaglie non sta vivendo un buon momento di forma, come anche Grygera, e Molinaro a questi livelli non è abituato a giocare. In avanti, poi, Del Piero e Amauri o Trezeguet promettono di far vedere i sorci verdi alla difesa dei Blues, benché la retroguardia del Chelsea pare essere registrata da Hiddink negli ultimi tempi.
Ecco, Guus Hiddink, è lui il pericolo numero uno per la Juventus: con Scolari il Chelsea era una squadra allo sbando, con lo spogliatoio unito, sì, ma contro il tecnico. Con l'arrivo dell'olandese le cose sono cambiate: Drogba e Anelka in campo contemporaneamente, squadra più quadrata con le chiavi del centrocampo nelle mani, anzi nei piedi, di Frank Lampard, desideroso di alzare la coppa con le orecchie per dedicarla alla defunta madre.
Sarà una sfida all'ultimo sangue, da cui, mi auguro, esca vittoriosa la Juventus.

lunedì 23 febbraio 2009

Van der Sar: mai stato un bidone



Tra i tanti campioni che saranno a disposizione di Sir Alex Ferguson per la partita con l’Inter ce n’è uno, Edwin van der Sar, che con l’Italia ha un conto aperto. Da quasi dieci anni.
Nel 1999 il giovane Edwin, primo portiere straniero nella lunga e gloriosa storia di Madama, arriva a Torino: deve sostituire Angelo Peruzzi, trasferitosi all’Inter per volere di Lippi, neoallenatore dei nerazzurri. «Ice rabbit» (coniglio di ghiaccio), come lo chiamano ora in Inghilterra, ha 29 anni, ma finora ha giocato solo in Olanda: Ajax, dal 1990 al 1999. A Torino trova Edgar Davids, compagno di spogliatoio ai tempi dell’Ajax, che lo aiuta ad ambientarsi. La prima stagione per lui è tutto sommato positiva: subisce appena 19 reti in 32 partite di campionato, risultato il portiere meno battuto della Serie A. Per la Juve le cose vanno in maniera diametralmente opposta: il diluvio di Perugia priva i bianconeri del ventiseiesimo scudetto.
La stagione successiva, se possibile, le cose vanno in maniera addirittura peggiore. La Juve viene eliminata al primo turno in Coppa Italia dal Brescia, ed in Europa non riesce a superare la fase a gironi. Il colpevole, per la torcida bianconera, è il gigante (196 centimetri d’altezza per l’ex portiere ajacide) olandese: su un innocuo calcio di punizione dell’ex Paulo Sousa lui la fa grossa, grossissima, lasciando entrare il pallone in rete. In quella stessa partita riesce anche a farsi cacciare, per doppia ammonizione. I tifosi ne chiedono la testa, ma i problemi alla schiena di Rampulla impediscono ad Ancelotti di rimpiazzarlo per il seguente incontro di campionato con la Lazio, che ne iscriverà definitivamente il nome sul libro nero dei – soli – tifosi juventini: su un sinistro non irresistibile del futuro juventino Salas lui sembra sembra non vedere il pallone, tuffandosi nella direzione sbagliata. C’è chi tira in ballo un presunto problema di vista, prontamente smentito dai medici juventini e olandesi, che certificano la perfetta vista del portiere bianconero. Van der Sar ha però perso la fiducia dell’ambiente, ed è già rassegnato a lasciare Torino a fine stagione: psicologicamente è ormai a terra, e l’errore sul destro di Nakata in uno Juve-Roma che terminerà 2-2 consegnando di fatto lo scudetto agli odiati rivali giallorossi. A giugno van der Sar lascia la Juve e l’Italia, va al Fulham, rimpiazzato da Buffon in bianconero.
In Inghilterra «Van the save» ritrova sé stesso, ed in breve tempo diventa la stella del Craven Cottage, da cui lo preleva il Manchester United nell’estate del 2005, sicuro di risolvere il problema-portiere con van der Sar, esperto «doelman» (portiere) olandese. Con lui in porta l’United nelle ultime tre stagioni e mezzo ha vinto una Champions League, due titoli di Premier, altrettanti Community Shield, una coppa di Lega e, ultimo in ordine di tempo, un Mondiale per club. Recentemente ha anche stabilito il record d’imbattibilità, ancora migliorabile, della Premier League inglese, in cui non ha subito gol per la bellezza di 1212 minuti.
Ma siamo davvero sicuri che uno così, per tre errori commessi in una stagione storta, sia da etichettare come «bidone»?

domenica 15 febbraio 2009

domenica 8 febbraio 2009

Torino-Chievo 1-1: cronaca e promossi&bocciati

Torino-Chievo 1-1: Di nuovo Italiano allo scadere e i granata frenano ancora
Vanificato il vantaggio momentaneo firmato da Ventola.

Torino-Chievo 1-1: Di nuovo Italiano allo scadere e i granata frenano ancora

La sfida-salvezza tra Torino e Chievo termina con un pareggio che accontenta gli uomini di Mimmo Di Carlo, bravi a reagire dopo l’1-0 firmato da Ventola. Rabbia in casa Toro, dove il quarto pareggio di fila fa tremare Novellino, al cui posto Cairo sta pensando di chiamare Camolese.

In campo – Nel Toro gli assenti Rivalta, Bianchi e Ogbonna sono rispettivamente sostituiti da Dellafiore, Stellone Rubin. Alle spalle del calvo centravanti si posiziona Rosina, in un 4-4-1-1 tanto simile al consueto 4-4-2 di Novellino. Il Chievo invece se la gioca con un 4-3-1-2 con Pinzi in versione trequartista alle spalle di Makinwa e Pellissier.

Si gioca – Il Torino parte meglio, ma per il primo tiro della gara bisogna attendere il 20’, quando un sinistro dalla lunga distanza di Makinwa prova ad impensierire Sereni, che si distende e blocca agilmente il pallone. Tocca ancora al portiere granata anticipare Pellissier cinque minuti dopo, prima che Rosina riesca ad impensierire per la prima volta Sorrentino con un calcio di punizione dai 25 metri alzato in angolo dal portiere clivense. Il Toro si rende nuovamente pericoloso nel finale della prima frazione, soprattutto con Dzemaili, ma il Chievo difende bene: marcature strette e raddoppi in continuazione. Si va al riposo sullo 0-0.

Nessun cambio nell’intervallo, e nella ripresa in campo ci sono i medesimi ventidue del primo tempo. Il primo cambio arriva all’11’, quando Ventola sostituisce l’impalpabile Diana. Dopo un’occasione sprecata da Pinzi, che si allarga troppo dopo aver saltato Sereni, è proprio l’ex attaccante di Inter e Atalanta a trovare il gol del vantaggio: spizza di testa Stellone, lui s’inserisce bene e batte Sorrentino con un sinistro che s’infila tra le gambe del portiere. Il Chievo prova immediatamente a reagire, ma al 21’ Sereni è prodigioso sul colpo di testa da distanza ravvicinata di Makinwa. Con un Sereni così, pensa Novellino, meglio coprirsi ed azzerare le opportunità del Chievo: fuori Rosina e dentro Colombo, ma il pari degli ospiti è dietro l’angolo, e dieci minuti dopo, al 37’, Italiano la mette dentro con un gran destro da fuori area che non lascia scampo al pur reattivo Sereni, che tocca il pallone ma non riesce a mantenere inviolata la propria porta. Dopo una grande occasione sprecata da Colombo (90’) gli ultimi minuti sono contrassegnati da tanto caos e poche occasioni. Finisce 1-1.

La chiave – Memore del gol di Reggio Calabria, Di Carlo si gioca la carta-Italiano, ed ha ragione: gol del pari, e buon punto messo in cascina.

La chicca – La parata di Sereni sul colpo di testa di Makinwa al 21’ della ripresa è a dir poco eccezionale. Senza, probabilmente ora staremmo parlando di un Chievo corsaro a Torino.

Top&Flop – Bene Dzemaili e Ventola, benissimo Sereni nel Toro. Deludono Rosina e Pellissier, Italiano è il migliore tra i suoi. E la difesa del Chievo va alla grande.

Antonio Giusto

TABELLINO

TORINO - CHIEVO 1-1

MARCATORI: 64' Ventola (T), 83' Italiano (C)

TORINO (4-4-1-1): Sereni 7; Dellafiore 5,5, Natali 6, Di Loreto 6, Rubin 6; Abate 6,5, Dzemaili 7 (77' Barone s.v.), Zanetti 6, Diana 5 (56' Ventola 6,5); Rosina 5,5 (70' Colombo s.v.) ; Stellone 6,5. All.: Novellino 5,5.

CHIEVO (4-3-1-2): Sorrentino 6,5; Frey 6, Morero 6, Yepes 6,5, Mantovani 6; Luciano 5,5 (76' Italiano 7), Rigoni 6, Marcolini 6 (66' Bentivoglio 6,5); Pinzi 6; Pellissier 5, Makinwa 5,5. All.: Di Carlo 6,5.

ARBITRO: Trefoloni 5,5

AMMONITI: Zanetti e Barone (T), Mantovani e Rigoni (C).

Fonte: Goal.com

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Sereni è una saracinesca, Ventola è tornato ed è subito goal
Rosina tutto fumo e niente arrosto.

Promossi&Bocciati di Torino-Chievo: Sereni è una saracinesca, Ventola è tornato ed è subito goal

Sereni: Ancora una volta il migliore dei suoi. Para tutto, tranne il destro di Italiano su cui riesce comunque a mettere una mano, che però non basta. Voto 7

Pellissier
: Ma era in campo? Deludente: ci si aspettava che facesse di più contro la squadra in cui è cresciuto. Voto 5

Ventola
: Prima della partita con il Chievo appena 91 minuti in campionato. Contro i gialloblù entra e segna, facendo ricredere i suoi detrattori. Voto 6,5

Luciano
: Mai nel vivo del gioco, esce imbronciato, ben conscio della brutta prova offerta. Voto 5,5

Rosina
: Tutto fumo e niente arrosto. Sempre alla ricerca dell’azione personale, esce dopo 70 minuti di egoismo. Voto 5,5

La difesa del Chievo
: Mimmo di Carlo ha rivitalizzato il Chievo (sesto risultato utile consecutivo) partendo dalle fondamenta. Spazi stretti e raddoppi continui, vai così. Voto 7

Dzemaili
: Svizzero di passaporto, macedone di nascita e albanese d’origine, a dispetto di tutto ciò è un vero «cuore Toro». Voto 7

Di Carlo:
Il suo Chievo si difende e gioca bene, ma pecca ancora in fase realizzativa. Voto 6,5

Stellone
: In campo dal primo minuto, si danna alla ricerca di palloni giocabili. Da un suo colpo di testa nasce il goal di Ventola. Voto 6,5

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

Baggio

sabato 7 febbraio 2009

La Top 5 dei talenti della Coppa d'Africa Under 20

http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/2/27/2009_african_youth_championship.png

Si è recentemente disputata in Ruanda la sedicesima Coppa d'Africa under 20, che ha visto trionfare il Ghana, vittorioso per 2-0 in finale sul Camerun. Molti giocatori hanno sfruttato questa prestigiosa vetrina per mettersi in mostra: George Maluleka (Sudafrica), Germain Tiko (Camerun), Jonathan Mensah (Ghana), Jean Mugiraneza (Ruanda), Mohamed Talaat (Egitto), Thulani Serero (Sudafrica).
In questa Top 5 ho cercato di dare spazio ai migliori giocatori (a mio, opinabilissimo, parere) delle prime quattro classificate – Ghana, Camerun, Nigeria e Sudafrica – in rigoroso ordine di piazzamento, più l’«intruso» Inkoom, terzino destro del Ghana «oscurato» dal capocannoniere Osei ma meritevolissimo di un posto in questa classifica.

QUINTO - Samuel INKOOM (Ghana)
Classe 1989, destro naturale, normolineo (179 cm 75 kg), rapidissimo, copre l'intera fascia destra oltre a sapersi adattare come interno di centrocampo. Piedi ottimi, gran visione di gioco, inusuale per un terzino, capita spesso che sia lui ad avviare l'azione con precisi lanci lunghi per le punte o con progressioni che tanto ricordano quelle di Maicon. Come il terzino nerazzurro ama proporsi in avanti per vie centrali, sfruttando combinazioni con i compagni che gli consentono di presentarsi in area di rigore con inusuale facilità. Se sceglie la fascia invece punta dritto il fondo, alla ricerca del traversone, abbastanza preciso ed effettato. Non solo attacco però: il giocatore sa farsi valere anche in fase difensiva: è bravo nel tackle e resistente nel contrasto. Gioca nell'Asante Kotoko, ma diversi club europei, Barça in testa, hanno chiesto informazioni su di lui.

QUARTO - Ramahlwe MPHAHLELE (Sudafrica)
Classe 1990, destro naturale, normolineo (176 cm x 65 kg) asciutto, fisico elastico, difensore centrale e capitano del Sudafrica. Si ispira a Cannavaro, ed ha parecchi punti in comune con il campione del mondo: a dispetto di un'altezza ridotta, almeno in rapporto a quella degli altri centrali difensivi, è un buon colpitore di testa, in grado di rendersi pericoloso anche nell'area di rigore avversaria. Come Cannavaro, leader naturale, e come il capitano azzurro bravo nel tackle, pulito, e nelle chiusure. Insuperabile nell'uno-contro-uno, il lancio è preciso, il disimpegno buono ed il rinvio potente, ed è anche abbastanza rapido. Gioca nei Moroka Swallows, club di Premier Soccer League sudafricana.

TERZO - Rabiu IBRAHIM (Nigeria)
Classe 1991, mancino naturale, brevilineo (167 cm x 58 kg) asciutto ed elastico, gioca preferibilmente dietro le punte, dove può sfruttare al meglio le proprie doti per rifinire l'azione offensiva o cercare l'inserimento, ma si adatta anche nel classico 4-4-2 come centrale sinistro di centrocampo. Baricentro basso, dotatissimo tecnicamente, il dribbling non è il suo marchio di fabbrica ma se la cava piuttosto bene, in particolare nello stretto. Controllo di palla eccezionale, elegante nella giocata e nei movimenti, grande visione di gioco e creatività al servizio di un sinistro che è in grado di dipingere lanci a lunga gittata come di verticalizzare per i compagni. Il calcio da fuori non è potentissimo, ma sufficientemente preciso. Forte anche sul piano caratteriale, da un anno e mezzo è stato messo sotto contratto dai previdenti dirigenti dello Sporting Lisbona.

SECONDO - Patrick EKENG (Camerun)
Tra i tanti camerunesi messisi in mostra in questa competizione (Owona, Zoua, Tiko ed Ekeng) sceglierne uno era difficile, e la mia scelta alla fine è ricaduta sul numero 14. Classe 1989, destro naturale, normolineo potente e compatto, baricentro basso, Ekeng è un esterno di centrocampo in grado di giostrare su entrambe le fasce: partendo da destra cerca costantemente il fondo per crossare, se parte da sinistra invece può accentrarsi per provare il tiro da fuori grazie ad un calcio abbastanza potente e preciso. Resistente nel contrasto, ottima progressione palla al piede, bruciante nello scatto ed rapidissimo nel breve, gioca nel Canon di Yaoundé

PRIMO - Ransford OSEI (Ghana)
Classe 1990, destro naturale, brevilineo (168 cm x 67 kg) compatto, agile e veloce, Ransford Osei è stato l'indiscusso protagonista della competizione: 7 goal e titolo di miglior giocatore del torneo messo in tasca con grande naturalezza. Osei fa della velocità il proprio punto di forza: ottimo contropiedista, fulmineo nello scatto, velocissimo sul breve, attacca costantemente lo spazio. Grande fiuto del goal, è un ottimo realizzatore, ma può anche decentrarsi per convergere al centro o servire assist ai compagni. Gioca nel Maccabi Haifa, in Israele, ma se continua così ci resterà ancora per poco, pochissimo tempo.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

giovedì 5 febbraio 2009

Simon Kjær il danese che parla palermitano... e festeggia mangiando hamburger!



BIO
Data di nascita: 26.03.1989
Luogo di nascita: Forsvar (Danimarca)
Nazionalità: Danese
Altezza: 190 cm
Peso forma: 86 kg
Ruolo: Difensore
Squadra di appartenenza: Palermo


PERIODO D'ORO A marzo compirà vent'anni, e Simon Kjær, viso d'angelo e piedi da campione, non manca mai di dimostrarlo: dopo il successo di qualche settimana fa a Genova contro la Sampdoria, che lui stesso ha definito la miglior partita stagionale, ha festeggiato con… mega hamburger contenente bacon, insalata, maionese, ketchup e qualcos'altro di non ben identificato in vendita in una delle più importanti catene di fast food. Non esattamente un pasto da atleta, ma uno strappo alla regola si poteva fare dopo la superba partita contro i blucerchiati. Contro la Sampdoria, tanto per parlare di una delle sue recenti performances più importanti, Kjær ha neutralizzato Cassano («il migliore giocatore che ho incontrato finora, un attaccante imprevedibile») senza mancare mai di dare il suo apporto alla squadra: dopo un inizio titubante parzialmente giustificato dall'inesperienza, il baby vichingo si è imposto al centro della difesa rosanero, inanellando prestazioni di tutto rispetto, tra cui spicca quella con il Chievo dello scorso 2 novembre, in cui mise a segno il primo gol in A e si procurò anche un rigore che Miccoli avrebbe poi trasformato con successo.

IERI... Nato a Forsvar, in Danimarca, Kjær viene notato dal Midtjylland tra le fila dell'Horsens. Con la maglia delle «Ulvene» si mette in luce al Viareggio 2008 (segnando anche una rete contro il Sansovino), ed è lì che Rino Foschi lo nota. Tre giorni dopo la fine del torneo, Kjær è del Palermo: battuta sul tempo la concorrenza di squadroni come Real Madrid e Chelsea. Per giocare con i rosanero deve però aspettare l'inizio del campionato 2008-09.

...OGGI... Dopo essersi aggregato alla compagine rosanero a luglio, Kjær ha dovuto attendere il 26 ottobre per esordire in campionato. Esordio sfortunato però, perché la sua prima gara nel campionato italiano è coincisa con l'1-3 interno subito dal Palermo contro la Fiorentina. Lui però non si è abbattuto, ed anzi, ha continuato a migliorare di giorno grazie ai consigli di mister Ballardini, che lo aiuta molto parlando in inglese, dato che l'italiano per Kjær è ancora un perfetto sconosciuto. Proprio la scarsa conoscenza dell'italiano (non va oltre un palermitano maccheronico) è un ostacolo per il suo ambientamento: l'unico compagno di squadra con cui riesce a colloquiare facilmente è il terzo portiere Ujkani, e come hobby ha la playstation, per la quale non è affatto necessaria un'approfondita conoscenza della nostra lingua: basta saper usare il joypad.

... E DOMANI! Lui giura fedeltà al Palermo, che ha recentemente provveduto a rinnovargli il contratto, e intanto già è arrivata una chiamata della nazionale, a cui dice – probabilmente mentendo – di non pensare, ma nel suo futuro potrebbe esserci pure una maglia ancor più prestigiosa di quella rosanero: si è già fatto avanti il Milan, ma la lista degli estimatori è molto lunga.

Antonio Giusto

Fonte: Goal.com

Generazione di Talenti: Maluleka

Classe 1989, destro naturale, normolineo (175 cm x 76 kg), Geoge Maluleka è stato uno dei migliori giocatori del Sudafrica nella recente Coppa d’Africa under 20 tenutasi in Ruanda. Attaccante di movimento, svaria su tutto il fronte d’attacco e predilige partire da lontano per cercare il tiro da fuori, che va però migliorato (pecca ancora di potenza e precisione), oppure la combinazione con i compagni finalizzata al tiro o al traversone. Il bagaglio tecnico è di tutto rispetto, così come il dribbling (buono anche nello stretto), che però va e viene: alterna grandi giocate ad «incartamenti» improbabili. Come scritto in precedenza, gli capita spesso di pasticciare, oltre che in fase di dribbling, anche in zona gol: poco freddo, ma comunque abbastanza preciso. Subisce molti falli, e lavora parecchio per la squadra.
In forza ai sudafricani del Supersport United, costa un tozzo di pane, e portarlo in Europa per sgrezzarlo non sarebbe una cattiva idea.