martedì 19 aprile 2011

Marcolini merita la Serie A

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Ormai va di moda, in Champions League come al «Picchi» di Livorno, da Dejan Stankovic a Milan Djuric: un gol da lontanissimo è ormai parte della settimana calcistica italiana dall'inizio di aprile. E continuerà ad esserlo ancora per qualche giorno, grazie a Michele Marcolini. Che il 2 ottobre compirà 35 anni, tanti per un centrocampista, ma se rispetto agli esordi non c'è più tanto fiato, la vista è ancora ottima: «La palla arrivava lenta, e così ho dato un'occhiata a Viviano: era fuori dai pali, ci ho provato. È andata bene, benissimo», racconta al termine della partita, vinta con merito contro un Bologna incapace di sfruttare il secondo tempo vissuto in superiorità numerica.

Dare un'occhiata alla classifica è d'obbligo, a maggior ragione se alla fine del campionato mancano appena cinque partite. Il Chievo, che quasi agguanta gli avversari odierni, con i suoi 39 punti può ormai star tranquillo: il calcio è imprevedibile, ma anche quest'anno la retrocessione dovrebbe essere stata scampata. Manca solo la conferma dell'aritmetica, sin qui clemente anche con il Bari, la squadra che a Marcolini ha regalato l'esordio nella massima serie. Era il 23 novembre 1997, il protagonista veniva da un positivo triennio a Sora, ed in biancorosso era approdato su segnalazione di... suo padre Antonio, attaccante «di manovra» con i Galletti dal '72 al '74 (51 presenze e 2 gol in B) sotto la guida di Carlo Regalia, che nel frattempo era diventato direttore generale nel Bari del presidente Matarrese, sulla cui panchina sedeva Eugenio Fascetti, compagno di squadra di Marcolini senior nel Savona.

Bell'intreccio, ma quando papà Antonio telefonò a Regalia si limitò a dirgli di suo figlio che sudava in C dopo aver sfiorato lo scudetto Primavera 1994 con il Torino, e gli pose una semplice domanda: «Michele merita la Serie A?». Evidentemente sì, perché a quattordici anni dal debutto il suo piede sinistro continua a far magie.

Antonio Giusto

Fonte: Guerin Sportivo.it

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