lunedì 19 settembre 2011

La parabola cromatica di Simone Barone



Far gol non è mai stato il suo mestiere. Eppure Simone Barone, affinché del suo ritorno al calcio si accorgessero anche i meno attenti, s'è infilato tra le larghe maglia della difesa stabiese ed ha infilato Colombi: tre a zero, condito dalla sua prima esultanza dopo quasi tre anni. Certo, il peso di questa marcatura sulla classifica del campionato (che vede il Livorno al sesto posto, con 10 punti) è minimo, ma sul morale di Barone avrà di certo una grandissima influenza.

Perché tutti sanno che tra i ventitré «berlinesi» quell'indimenticabile 9 luglio del 2006 c'era anche lui, ma nessuno o quasi è al corrente del fatto che, un anno fa circa, Barone inseguiva un ingaggio sudando assieme ai componenti del Crociati Noceto - Lega Pro Seconda Divisione, ovvero C2 - grazie all'amico Roberto Magnani, centrocampista parmense nato nel '77.

Noceto, diecimila e rotti abitanti in provincia di Parma, offre l'occasione di raccontare un curioso aneddoto legato all'infanzia di Barone. Che, nato a Nocera Inferiore mentre suo padre Michele (attaccante di Parma e Messina negli anni settanta) militava nella Nocerina, raccontava agli amici di esser nato a Noceto anziché Nocera, per rivendicare la propria appartenenza alla tanto amata Emilia. Dove ha mosso i primi passi, calcistici e non, ma che è stato costretto ad abbandonare per togliersi le maggiori soddisfazioni calcistiche.

A Palermo, dove esordisce in Nazionale nel febbraio 2004 sotto la guida di Trapattoni, si ritrova ad indossare la maglia rosanero nel luglio dello stesso anno: 5 milioni d'euro al Parma, in piena crisi, e l'occasione di gudagnarsi un biglietto aereo per la Germania dopo aver perso quello per il Portogallo. La missione riesce, ed Amburgo gli regala due spezzoni di gloria iridata, contro Repubblica Ceca ed Ucraina. Dal gialloblu ucraino al gialloblé stabiese, la parabola cromatica di Simone Barone.

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