giovedì 20 settembre 2012

Editoriale - I giovani in Champions League? Da Oscar!

 
 
Chiariamo: queste righe le ho progettate sbirciando le formazioni di Real Madrid - Manchester City, la conturbante doppietta di Oscar è secondaria, sia per cronologia che importanza. Il numero undici del Chelsea, indossato sino al maggio scorso dall'erculeo Drogba, è scivolato - per una trentina di milioni d'euro - sulle spalle del fuscello brasiliano: 21 anni appena compiuti, due in più di Matija Nastasić e Raphaël Varane. E qui il discorso si riallaccia al Mourinho - Mancini di martedì sera, con i due giovanissimi difensori in campo dal primo minuto, in una partita dal peso specifico ben superiore alla media dell'esordio stagionale in Champions League, come ben testimoniato dall'incontenibile esultanza di Zé Mario.

Ma di esempi simili quest'Europa ritrovata ce ne regala una marea, anche - semplicemente - scartabellando il tabellino dei marcatori. Il primo gol della fase a gironi l'ha segnato Francisco Román Alarcón Suárez. Chi? Isco, 21 aprile 1992, che - non soddisfatto - si è ripetuto a un quarto d'ora dal termine: Zenit annichilito. Procedendo in ordine cronologico, salta fuori Younès Belhanda: esordio assoluto per lui ed il Montpellier (di cui indossa i colori dal 2003) in Champions League, eppure il coraggio di scucchiaiare non gli manca, contro l'Arsenal per giunta. 25 febbraio 1990. L'annata, la stessa del Mondiale italiano, è anche quella di Toni Kroos - che gol contro il Valencia!, ma ci siamo abituati - e Rômulo, non il laterale della Fiorentina, bensì il mediano dello Spartak Mosca che violato la porta del Barça. A togliere le castagne dal fuoco ci ha pensato Cristian Tello, classe 1991, un gol e un assist per Leo Messi.

Le italiane? Maluccio. «Uccio» solo perché De Sciglio, titolare anche contro l'Anderlecht - in cui Massimo Bruno, 19 anni compiuti tre giorni fa, trova posto in campo dal primo minuto - si rivela il migliore dei suoi. Ma affinché il deludentissimo Boateng lasci il campo, occorre attendere un'ora di gioco: Stephan El Shaarawy, rimasto a marcire in panchina sino ad allora, non delude di certo. Ma, nel poco tempo a disposizione, è incapace di sbloccare il risultato. Chissà, fosse in campo dall'inizio...

Capitolo Juventus: Quaglierella regala ai bianconeri un punto prezioso più per il morale che per la classifica, ma se il Chelsea mette in mostra Oscar e Hazard - classe '91 anche lui, spettatore non pagante contro QPR e Juve, eppure sino ad allora di gran lunga il migliore dei suoi - i bianconeri rispondono con la tribuna di Pogba (1993) e portando in panchina Marrone e Lúcio. Il che porta a riflettere: non sempre è possibile costruirsi in casa i giovani alla maniera del Barcellona, ma quando ciò accade come nel caso di Luca Marrone - '90, ha ventidue anni - gli si dovrebbe dar fiducia. E invece la Juventus si «cautela» ingaggiando Lúcio, che di anni ne ha 34 e percepisce due milioni d'euro d'ingaggio in più rispetto a Marrone. Per rimanere in panchina. E se il brasiliano garantisce esperienza, Marrone - che può indistintamente giocare sia a centrocampo che in difesa - ha la fame degli emergenti. Eppure è lì in panchina, ad appiattirsi le natiche invidiando Varane e Nastasić.
 
Antonio Giusto 
 
Fonte: Calcissimo 

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